Sede Accreditata Ospedale Monaldi-Dipartimento di Scienze Cardio Toraciche e Respiratorie-
Napoli 21/11/2017- Voto 110 e lode con plauso della Commissione- Relatore Prof. dott. Gaetano Canestrelli-Direttore del Corso-Key words: Relazione/Infermiere/Paziente/ Questionari/Tecnologie.
Abstract:
-La scienza tecnologica è ormai pervasiva in ambito sanitario: immagini diagnostiche, apparecchi che supportano funzioni vitali, farmaci sempre più selettivi. Gran parte dell’attenzione è quindi rivolta all’interpretazione di dati e informazioni, con il rischio di perdere di vista la persona nella sua interezza, la storia della sua malattia, le complesse relazioni sociali che condizionano la sua vita e la sua salute. Gli infermieri, proprio per la loro specificità, devono assumere un ruolo di mediazione costruttiva tra tecnologia e persona assistita.
E’
innegabile che le innovazioni tecnologiche abbiano di fatto migliorato la
“prassi infermieristica”, ma è altrettanto vero che è di fondamentale
importanza riconoscere le specificità della professione nel prendersi cura “to
care” del paziente. L’assistenza infermieristica non può e non deve
utilizzare solo strumenti tecnologici, ma deve necessariamente rispondere al
paziente in termini di bisogni, di relazione e di vicinanza umana. La malattia non può essere
riconducibile alla sola prospettiva biologica: servono paradigmi di più ampia
portata, che tengono conto in maniera unitaria degli aspetti bio-psico-sociali
nel determinismo della malattia e della sua guarigione. L’infermieristica non
usa solo strumenti tecnologici, ma utilizza il silenzio che parla, il tocco che
comunica, le emozioni condivise, unica strada questa, per aiutare a ristabilire
autonomie compromesse da una malattia che porta ad avere bisogno degli altri
per mangiare, per muoversi, vestirsi, dormire, respirare ed altro ancora. L’evento
“malattia” infatti, espone la persona colpita
e la sua famiglia ad una situazione di estrema fragilità e
vulnerabilità, mettendo in luce aspetti problematici del rapporto dell’uomo con
la tecnologia, legati soprattutto al pericolo che quest’ultima diffonda
l’indifferenza, il distacco e l’impassibilità proprie dell’elemento “macchina”
alla relazione terapeutica, fondamentale per la cura globale del paziente.
Si
denota come l’aspetto tecnico e quello relazionale della professione debbano necessariamente
coesistere, affinché il paziente possa essere assistito nella sua visione
globale, ponendo come obiettivo primario la sua salute fisica, psicologica e
sociale. Da questa considerazione è nata l’idea del mio lavoro di tesi, per
capire se la tecnologia può portare alla spersonalizzazione dei processi
assistenziali. Si cercherà di dimostrare che non è la tecnologia che
disumanizza l’assistenza, ma che essa è solo uno strumento nelle mani dell’uomo per raggiungere un obiettivo.
Diventa buona o cattiva a seconda dell’uso che se ne fa e del fine per il quale
essa si utilizza.